CELEBRI VIGNOLESI

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GIUSEPPE BARBANTI BRÒDANO

(1853-1931)




PROFILO BIOGRAFICO



GIUSEPPE BARBANTI BRÒDANO, avvocato, politico, scrittore, giornalista e patriota, nacque a Vignola il 10 gennaio 1853 (nella lapide funeraria, tuttavia, viene indicato per errore il giorno precedente).
La sua famiglia, di ceto borghese e di robusti ideali democratici e patriottici, era originaria di Modena e gli trasmise un acceso amore per la libertà e per l’Italia.
Di temperamento focoso e d’ingegno precoce, Barbanti Bròdano si laureò in Legge ad appena diciassette anni presso l’Ateneo geminiano. Già da adolescente, egli iniziò ad abbracciare concezioni democratico-radicali.
Nel 1873 il nostro personaggio venne assunto a Bologna nello studio del legale Giuseppe Cicognari (m. 1879). Preparato, attento e facondo, il Vignolese diede avvio a una carriera forense lunga e costellata di successi.
Fallito il moto insurrezionale di Bologna e della Romagna del 1874, il conseguente processo ad Andrea Costa (1851-1910) e ad altri socialisti vide il giovanissimo Barbanti Bròdano come primo avvocato di difesa; lo affiancava Giuseppe Ceneri (1827-1898), illustre principe del fòro ed esponente di assoluto rilievo del mondo liberale progressista felsineo. In tribunale, il Vignolese pronunciò un’arringa, uscita immediatamente in opuscolo (1876) e destinata a divenire celebre, nell’ambito della quale egli promosse una versione moderata di socialismo e difese brillantemente l’Internazionale dalle accuse rivoltele dal pubblico ministero, che riteneva il movimento socialista pericoloso per la sicurezza pubblica e per l’ordinamento vigente.
L’indole patriottica del nostro personaggio lo spinse ad appoggiare la causa dei ribelli serbi, insorti nel 1876 contro l’egemonia ottomana. Organizzata una spedizione militare composta di volontari italiani e diretta a Belgrado, un’impresa che ricevette l’esplicito sostegno dell’ormai anziano Giuseppe Garibaldi (1807-1882) proprio grazie a un decisivo viaggio a Roma di Barbanti Bròdano, questi vi prese parte e poi descrisse vivacemente la sua esperienza in terra balcanica all’interno di un libro uscito nel 1877: Serbia. Ricordi e studi slavi. Incoraggiato dai consensi ottenuti dall’opera, il Vignolese ne diede alle stampe l’anno successivo una seconda edizione, recante il titolo di Su la Drina. Ricordi e studii slavi.
Dal 1882 Barbanti Bròdano si presentò spesso come candidato alle elezioni politiche generali e parziali, ma riuscì a spuntarla per la prima volta solo nel 1890, diventando consigliere provinciale per il mandamento di Medicina.
Nella parte centrale della vita, Barbanti Bròdano fu uno degli esponenti più in vista del mondo giornalistico emiliano-romagnolo: ben lungi dal limitarsi a collaborare a periodici politico-letterari, non mancò di contribuire a fondarne. Di primissimo piano, fra l’altro, risultò il suo ruolo in seno al pugnace «Don Chisciotte» (1881-1885), celebre quanto discusso foglio quotidiano di idee repubblicane e patriottiche al quale egli diede vita insieme con Luigi Lodi (1856-1933) e con colui che ne assunse inizialmente la direzione, Luigi Ìllica (1857-1919); in seguito, per un periodo, toccò al nostro personaggio tenerne le redini. In questo giornale, trovavano spazio regolarmente articoli di Giosuè Carducci (1835-1807), amico personale del Vignolese.
Barbanti Bròdano aderì alla massoneria. In particolare, risultò affiliato a due logge bolognesi, dapprima alla “Rizzoli” (1882-1885) e poi alla “Aurelio Saffi” (1910-1914).
Con il tempo, il Vignolese maturò idee politiche abbastanza personali, improntate a un socialismo umanitario e garibaldino con robuste venature patriottiche. Pur sentendosi socialista, dunque, egli faticò a seguire i precetti più tradizionali del suo schieramento politico: era persuaso, infatti, che l’internazionalismo potesse conciliarsi con lo spirito patriottico delle lotte per la conquista dell’indipendenza nazionale e che, al fine di conseguire la giustizia sociale, si dovesse puntare sulla collaborazione tra forza-lavoro e capitale, senza la necessità né di portare avanti la lotta di classe né di abbattere la borghesia. Queste concezioni di Barbanti Bròdano contribuirono a metterlo in cattiva luce agli occhi di svariati colleghi di battaglie politiche. Nemmeno la sua appassionata difesa di fronte alle gravi accuse rivoltegli dall’ex mazziniano Nicola Badaloni (1854-1945) gli evitarono, nel 1896, la clamorosa espulsione dal Partito Socialista Italiano.
Nel 1904 il Vignolese pronunciò a Livorno il discorso inaugurale del monumento a Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873), una scultura eseguita da Lorenzo Gori (1842-1923) e posta nella piazza cittadina intitolata al celebre scrittore e patriota labronico. Il testo dell’orazione uscì in opuscolo quello stesso anno.
Nel 1911 Barbanti Bròdano si trasferì a Roma con la famiglia, composta della moglie Maria Rita Pilo e dei figli Luisa, Francesca e Giangaleazzo; nella capitale, egli continuò a svolgere per alcuni anni l’attività forense e poi rientrò in Emilia, ritirandosi definitivamente nella sua dimora di campagna situata a Casalecchio di Reno; lì la morte lo colse il 17 agosto 1931. Venne sepolto nella vicina Bologna, all’interno del Cimitero Monumentale della Certosa; la decorazione della tomba fu realizzata l’anno successivo dal marito della figlia Francesca, cioè il valente scultore laziale Mario Fioroni (1895-1982).




IMMAGINI


Qui sotto, fotografie recenti di Villa Roma (già Villa Barbanti), la dimora di famiglia di
Giuseppe Barbanti Bròdano a Vignola: nella prima immagine, la facciata nord-est;
nella seconda immagine, la facciata sud-ovest.




Barbanti Bròdano in borghese. Fonte: google.com




Barbanti Bròdano, in tenuta da garibaldino, fotografato durante la spedizione in Serbia. Fonte: google.com




Prima pagina del numero inaugurale del «Don Chisciotte» (1° maggio 1881).




Prima di copertina di Il discorso inaugurale del monumento a Francesco Domenico Guerrazzi in Livorno
profferito, all’Arena Garibaldi, per incarico della Democrazia Italiana
, Livorno, Meucci, 1904.
Fonte: collezione privata (l’esemplare in oggetto presenta, nella prima di copertina, la dedica autografa a penna
dell’Autore all’amico Dante Coltelli, assicuratore e membro di un’importante famiglia bolognese di orafi e patrioti).




Tomba della famiglia Barbanti Bròdano nel Cimitero Monumentale della Certosa, a Bologna.




Lapide funeraria dedicata a Giuseppe Barbanti Bròdano ​(in realtà, la data di nascita non è il 9 gennaio 1853, ma il giorno dopo).




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